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Affrontare il tema dell'anima e sondare il modo in cui è stato trattato l'argomento è per l'autore un "bisogno esistenziale" nato dalla voglia di verità sorta all'interno della vita vissuta nella quotidiana lotta della scelta. Posto che non si possiedono testimonianze dirette di un periodo vicino all'Homo Sapiens se non dai graffiti delle grotte, e che si può solo ragionare in termini di analogia, nulla vieta di pensare che sia stata opera del cervello umano dar vita alla credenza animistica secondo la quale ogni pianta, ogni animale, tutta la natura possiede uno spirito; da qui nacque l'idea che in alcuni esseri doveva esistere un'anima. Una volta presentata la parte storica sull'origine del concetto di anima, l'autore considera se possa nascere dal cervello "materiale" una produzione che Tommaso d'Aquino definiva "spirituale", cioè il pensiero. Fa una pertinente, anche se semplice, analisi dell'apparato neuronale con abbondanti riferimenti a esperienze sul campo attuate da neuro-scienziati, allargando poi la riflessione al mondo animale e a quello, ancora tutto da scoprire, vegetale.